Fin dalla tenera età papà e figlia femmina instaurano un rapporto speciale di amore e dedizione, di gioco e protezione.
La figlia dona la sua dolcezza, la tenerezza e quelle piccole attenzioni che lui apprezza e ricambia con la sua sicurezza e la sensazione di rifugio, forza e difesa.
Il gioco diventa un momento di scambio, di coccole e spensieratezza. Il padre cerca di trasferire le sue passioni, la sua simpatia e anche gli insegnamenti. La piccola, affascinata da quell’uomo, impara le caratteristiche maschili e le imprime nel suo modo di riconoscere il maschio e apprezzarlo.
Le cose possono cambiare e inclinarsi quando quella figlioletta comincia a dare segni della sua trasformazione, della sua inevitabile crescita e passaggio cosi delicato, magico e importante dall’infanzia alla pubertà.
Il corpo si modifica, cambia, crescono i seni e le forme si enfatizzano.
La piccola bambina da proteggere e accompagnare diventa a poco a poco una donna.
Il padre si può spaventare, può non essere in grado di accettare, di affrontare nel giusto modo questo passaggio, questo cambiamento. Si insinua la paura … paura forse anche del modo di manifestare quell’affetto particolare e cosi prezioso, di svelarlo anche fisicamente. A questo punto il padre si allontana per non commettere quelli che lui considera errori e non dare, cosi, modo di essere frainteso, grande è il rispetto e l’amore che nutre per la figlia. Tuttavia, quella figura che sta diventando donna ha la stessa necessità di essere protetta, condotta e considerata di prima. Il passaggio ha bisogno di fluire ed essere visto, accettato e celebrato in modo gioioso e gentile.
Il padre può esprimere le proprie emozioni e parlarne con la compagna ed essere capito. Lo snodo in questo momento di sviluppo riguarda tutta la famiglia, il cambiamento dev’ essere compiuto assieme.
Il corpo fisico attua questi mutamenti, ma dentro la bambina resta ancora la stessa figlia che si nutre delle attenzioni, dei gesti d’affetto, delle cure e dell’interesse della figura paterna. Il distacco del padre può essere interpretato dalla bimba come un vero e proprio abbandono e infliggere una ferita nell’inconscio.
Quella modalità, quel trauma cercherà di essere curato per tutta la vita e il meccanismo profondo, dove la consapevolezza è estranea, lo fa ricercando in altre figure maschili lo stessa schema comportamentale usato dal padre.
Il procedimento vuole essere ripetuto e in quella ripetizione trovare l’illusione della sicurezza e della certezza che cosi avviene e quello si chiama Amore.
E’ un modo per riconoscere il nostro mettere in scena quel copione specifico con i rapporti amorosi.
Cercare inconsciamente figure maschili che potrebbero in un futuro abbandonare, sceglierle e tenerle fino a che la profezia si avvera.
Il solo fatto di rendersi conto di questo procedimento, di accettarlo, di riuscire a vederlo e comprenderlo porta alla guarigione e alla consapevolezza della lettura del funzionamento di certe meccaniche delle relazioni.
La consapevolezza libera, salva e ci conduce alla comprensione delle motivazioni che hanno portato a certe scelte; decisioni mai intenzionali, ma di salvezza.
La fuga e l’evitamento sono spesso scelte di comportamento che mettiamo in atto istintivamente per correre al riparo, per paura di sbagliare o perché certe emozioni sono cosi forti che fanno male e preferiamo allontanarle. Ma possiamo, invece, restare e sentirle con delicatezza e pazienza, soprattutto verso noi stessi che siamo esseri umani che sono chiamati a fare esperienza della vita .
Rendiamoci consci di ciò che proviamo, riflettendo e dialogando in modo costruttivo e amorevole dentro di noi; possiamo affidarci alla vita e lasciarci condurre attraverso le paure e le fragilità attraversandole con fiducia.
Per tutto ciò l’unico rimedio è l’accettazione, il perdono e l’amore che tutto cura e ripara.
Elena Santi
Categories:Notizie
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